New Orleans, Louisiana - Settembre 2023
Sei mai stato nel sud degli Stati Uniti?
Il Louisiana è uno stato davvero particolare. Il suo DNA è un mix legato alla storia della costa est americana, che vede coloni (in questo caso francesi) stabilirsi nelle sue terre nel 1700 e africani trasportati in schiavitù per lavorare nelle piantagioni per tutto il 1800.
Quando sono arrivata a New Orleans, la capitale, ero in viaggio dalla California e avevo fatto il pieno di natura tra vari parchi nazionali. Umidità alle stelle, un Airbnb un po’ hipster nel retro di una casa kitsch con collane di perle colorate sulla staccionata in legno. Passeggiare nelle vie del centro storico è surreale: è come essere nei vicoletti di Parigi con i balconi delle case in ferro battuto, e allo stesso tempo ti senti ai Caraibi - con il sole bollente, caldo umido e le case colorate.
La sera tra Canal street, Bourbon street e Frenchmen street il mood è frivolo, c’è tantissima gente per strada e musica per i locali. Si dice sia nato qui il jazz: musica dal vivo sempre di sottofondo, si balla, si beve, si mangia cibo della tradizione creole - che è qualcosa di squisito. Una sera sono capitata nel bel mezzo di Bourbon street dove un ragazzo faceva cover di Bob Marley sul retro di un pick-up, e aveva un mare di persone attorno a lui che cantavano e si lasciavano andare completamente, mentre iniziava a piovigginare. Mi sono sentita connessa a un mare di sconosciuti, nel modo in cui solo la musica sa fare. Spettacolare.
Quel giorno avevo prenotato un uber per andare a visitare una casa storica coloniale, che un tempo era una piantagione di canne da zucchero: Laura’s plantation. Era a un’ora dalla città, in una zona rurale e un po’ lasciata andare. Mi sono aggregata ad una visita guidata che ha ripercorso la storia della famiglia, l’albero genealogico, le relazioni, i conflitti, gli abusi, la guerra civile, l’impossibilità di riscattarsi e guadagnarsi la libertà come esseri umani, le negazioni, l’aspetto economico ma anche l’impatto psicologico del possesso delle persone. Se ci penso ancora adesso mi vengono i brividi. A fine visita mi sono ritrovata nelle loro abitazioni (ovvero una stanza di qualche metro quadrato dove ci vivevano in molti) e ho visto la lista dell’inventario degli schiavi e il valore economico assegnato a ciascuno, come se fosse un catalogo di scarpe da ginnastica. Il principio chiave per i padroni era mantenere lo status quo, il che significava privare queste persone dell’istruzione, della dignità, della morale e del rispetto, trattandoli come bestie e usando la forza per mantenere l’ordine.
Ho messo piede fuori dalla piantagione e ho sentito il bisogno di alzare gli occhi verso quel cielo blu e fare un respiro profondo. Il silenzio era assordante, qualche cicala qua è là - eppure mi sembrava di sentire in lontananza quei canti pieni di speranza.
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